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      Egli voleva comprare certe pelli di capretto, e perché non si combinava subito col mercante, ora se ne andava, ora tornava per offrire qualche cosa di più. Finalmente si accomodò, ed io, approfittando dell'occasione, gli diedi il buon giorno in calabrese. Egli mi chiese chi fossi e donde venissi ed io risposi che ero del regno di Napoli e venivo da Giulianova, aggiungendo che ero padrone di una nave carica d'olio, d'aranci, di fichi secchi ed altri frutti; che di più avevo diversi incarichi e lettere da consegnare, particolarmente una cassa di acque odorose, e di frutta ed un sacco di prosciutti per un certo signor abate Pignata; ma che venendo a Venezia per la prima volta, non conoscevo nessuno.
      - Voi avete incontrato - mi disse - un grande amico dell'abate Pignata. Anche ieri sera eravamo insieme all'Opera al teatro di San Luca. Egli è alloggiato presso il signor di Schietti34 al Rio della Scensa.
      - Signore - ripresi io - se ella vuol farmi il favore di condurmi da lui, pagherò la gondola.
      - Lo farei volentieri - rispose - se non fossi obbligato a dir messa in San Marco di qui a un'ora.
      Cominciò intanto a farmi domande sopra domande e m'insospettì tanto che se l'educazione non mi avesse frenato, l'avrei lasciato su due piedi. Continuò più d'un quarto d'ora ad interrogarmi, specialmente chiedendomi se conoscessi l'abate Pignata di persona o qualcuno de' suoi parenti. Gli dissi che l'abate lo conoscevo, ma i parenti solo di vista.
      Più il prete m'interrogava, più entravo in sospetto.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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