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      Quindi, fattomi entrare nel suo gabinetto, mi disse:
      - Anch'io ho approfittato delle vostre disgrazie. Guardate questi quattro quadretti. Li conoscete?
      - Sì Monsignore, - risposi - li riconosco.
      Erano quattro piccole storie che avevo disegnato e miniato in carcere, a punteggiature di penna su pergamena. Le avevo date a mio fratello quando ebbe il permesso di vedermi ed egli le aveva offerte al principe, al quale dissi che, poi che mi faceva l'onore di gradire quei lavorucci fatti in carcere, sarei stato lietissimo di poterne fare qualcuno in libertà che si risentisse dello stato più felice e fosse perciò più degno d'essergli offerto.
      Parve soddisfatto della mia buona volontà e il giorno dopo mandò uno de' suoi ufficiali per dirmi che, se volevo contentarmi di undici ducati al mese, oltre la tavola, sarebbe stato contento di avermi al suo servizio. Risposi che il maggior onore che potessi sperare al mondo sarebbe stato quello di servire l'Altezza Sua, la quale poteva liberamente disporre di me che la servirei del mio meglio e, certo, con intera fedeltà. Nel dopo pranzo andai a ringraziare il principe, il quale mi disse che sapeva il mio gusto pei libretti d'opera e che desiderava che ne facessi uno sopra Santa Genoveffa da recitare nel suo teatro. Gli risposi che farei il possibile per contentarlo, aggiungendo che andavo subito a fare il piano, il quale, se gli fosse piaciuto, avrei subito versificato del mio meglio.
      Dissi a mio fratello l'ordine ricevuto dal principe e lo pregai a darmi in casa sua una stanzuccia ritirata dove potessi consultare libri e meditare con quiete.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





Monsignore Altezza Sua Santa Genoveffa