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      Aveva appena finito di darci questo caritatevole avviso che tutti i soldati della città circondarono la nostra casa. Allora gli dissi di andare subito a trovare il principe e di pregarlo della sua protezione in caso tanto urgente e di mandarmi una delle sue carrozze per cavarmi di là e condurmi in luogo sicuro. Mio fratello andò a parlare col principe che giocava presso una dama della città. Egli rispose che, mandando una carrozza, si farebbe pubblico quel che importava nascondere e che, se c'era ordine dell'Imperatore, egli non poteva salvarmi: però che tentassi di fuggir di casa e di venire in casa sua dove non avrei nulla da temere.
      Mio fratello venne con questa risposta. Era tutto spaventato. Nostra madre si scioglieva in pianto, i nipoti erano sbalorditi e tutta la casa sottosopra. Ad un tratto dissi loro:
      - Il tempo passa e voi cercate invano dei rimedi. Vogliono me e tocca a me il fare in modo che non mi prendano. Se mi nascondo in casa, sono in trappola. Fuggire sopra le case è pericoloso poiché i tetti hanno troppo pendio. Forare il muro per entrare nelle case vicine, non è facile. Lasciatemi fare, nascondete tutti i lumi, che non si veggano dalla strada. Datemi una spada, un mantello ed una lanterna cieca. Rimanete tutti in casa e venga con me questo solo servo, poiché oramai ogni ritardo è pericoloso.
      Mi gettai il mantello sulle spalle, scesi le scale, aprii ad un tratto la porta di strada con la lanterna in mano e passai audacemente in mezzo ai soldati come uno che non abbia nulla da temere.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





Imperatore