Questa notizia mi imbrogliò. Ero di mal umore perché le persecuzioni non finivano ed anche in Germania non potevo star sicuro. Tuttavia, senza perder coraggio, concertai colla guida la via da seguire.
Il giorno dopo, passata la Drava, montammo a cavallo bene armati e cominciammo a camminare pei monti verso la sorgente della Sava. Il settimo giorno a tre ore di notte, entrammo in Gorizia. Andammo direttamente al palazzo dei conti Rabatta dove c'era ballo e gran festa. Quello dei conti che ha moglie, vedendo dalle finestre della sala la mia guida, che conosceva bene, e temendo che fosse accaduto qualche cosa al generale suo fratello, discese per chiederci che cosa ci fosse di nuovo. Gli presentai le lettere e dopo che le ebbe lette, mi condusse in un giardinetto che fece aprire, dove fummo soli. Mi fece raccontare brevemente chi fossi e le ragioni della mia fuga, ed inteso ogni cosa, esclamò:
- Mio Dio, che cosa mi contate! Appunto stamane è giunto da Vienna un ordine al Consiglio di arrestare un uomo che non sappiamo ancora chi sia, poiché l'ordine è diretto al governatore della fortezza. Non vorrei che il cercato foste voi e che vi succedesse una disgrazia in casa mia. Affrettatevi dunque di risalire a cavallo. Il mio cameriere vi condurrà a Loremberg, feudo libero ed indipendente, che è mio, e dove potrete stare al sicuro fin ch'io sappia chi si vuole arrestare. Dopo di che verrò io stesso a trovarvi.
Fece sellare subito due cavalli della sua scuderia. Sopra uno montai io; sull'altro un suo cameriere.
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