Così finì il suo racconto Giuseppe Pignata. Aggiunse che trovando molte difficoltà in Olanda (dove tutto è commercio, del quale non s'intende) per aprirsi una via per le Indie e per trovare i mezzi di vivere, gli rimaneva ancora una risorsa che non gli poteva mancar mai, poiché era il rifugio sicuro di tutti i disgraziati, aperta sempre, come il cielo, a coloro che l'invocano e che copre i pochi meriti altrui collo splendore della sua generosità, come Iddio copre i più grandi peccati colla gloria della sua misericordia. E la risorsa è la Casa Serenissima ed Elettorale di Braunschweig-Luneburg, che lo consolerebbe di tutte le sofferenze durate se Dio gli permettesse di servirla. Vedrebbe così sotto nuovi Augusti, quel che Roma vide sotto il primo Imperatore di quel nome, la calma succedere alla tempesta, il riposo al tumulto ed alla miseria.
Allora - finì egli - raccogliendo tutti gli spiriti miei, non li impiegherei più, durante il resto della mia vita che per ammirare i fatti eroici e le virtù di Principi sì grandi e generosi.
La fuga di Giuseppe Pignata
diAlessandro D'Ancona
Una fuga dalle carceri dell'Inquisizione non è certamente cosa che sia stata fatta, e neanche forse tentata, molte volte: e mette conto ricordare quell'una ch'ebbe buon esito, e che adesso sembra del tutto dimenticata, sebbene se ne trovi preciso ricordo in un libro a stampa. Se non che il libro francese che la narra è raro: e forse è solo per questo, che un fatto, il quale può agguagliarsi ai più ardimentosi e più felicemente compiuti, non è menzionato neppure nella curiosa compilazione di Federico Bernard, intitolata: Les évasion célèbres.
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