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L'eroe della fuga ha un nome non molto poetico; fu chiamato Giuseppe Pignata o Pignatta, discendente forse da quel Gaspero, ravennate che fu gentiluomo del duca di Ferrara, e amico del Tasso:2 e il fatto, a farlo apposta, avvenne a tempo di papa Pignatelli: il che porse argomento di scherzo ai begli spiriti del tempo. Il libro poi è intitolato: Les aventures de Joseph Pignata echappé des prison de l'Inquisition de Rome, e fu stampato a Colonia presso Pierre Marteau, nel 1725. Se questa sia la prima edizione, o se altre ce ne siano, come alcuni asseriscono, ignoro del tutto. Certo è che il racconto fu scritto prima del 1700, poiché in esso è ricordato, come vivente, Innocenzo XII che in cotest'anno morì. È inoltre a mia conoscenza un rimpasticciamento di cotest'opera, col titolo: Avventure meravigliose ed interessanti del famoso signor Giuseppe Cafardo, nobile romano, date a luce da un suo amico fedelissimo colle annotazioni tedesche atte a portare in pro (sic) della gioventù di Germania che brama d'inoltrarsi nella lingua italiana; in Augusta a spese di Conrado Enrico Stage, 1768. Qui non solo è cambiato il nome del protagonista, per sostituirvi quello di persona forse non mai esistita, benché nella Prefazione si asseveri che il Cafardo sbarcasse in Amsterdam, precisamente il 4 giugno 1754, ma la cronologia vien tutta per tal modo alterata ed imbrogliata; e, come avvenuti al Cafardo, sono interpolati al primitivo racconto, aneddoti notissimi e di remota antichità,3 ed episodi galanti.
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