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      Tuttavia, cercando di scoprire dove propriamente battesse l'accusa, è lecito sospettare che si trattasse di qualche cosa come quietismo o molinosismo.5 Nel 1685, ai tempi di Innocenzo XI, Michele Molinos prete spagnuolo, già sospetto di non sane dottrine, da lui diffuse colla parola e cogli scritti fra gli uomini, e più fra le donne, dopo un soggiorno di ben ventidue anni in Roma, veniva arrestato dai famigli dell'Inquisizione, e nel 1687 erano decretate eretiche settantotto proposizioni tolte dai suoi libri, ed egli condannato a pubblica abiura nella chiesa della Minerva, alla presenza del Sacro Collegio e d'infinito popolo, con promessa agli intervenienti di quindici anni di indulgenza. E il popolo alla lettura degli atti del processo prorompeva nel grido: «Al fuoco! Al fuoco!». Ricondotto in carcere, dove il Pignata racconta di aver più volte confabulato con lui, morì nel 1696, pentito, affermasi, de' suoi errori.
      La sua dottrina era veramente quella sozza empietà di che fu accagionato? Il quietismo, del quale par forma speciale il molinosismo, faceva, ognun sa, consistere la somma perfezione nell'annichilamento dello spirito, nell'unione di questo con Dio mediante un'orazione e contemplazione intensa, che sollevasse oltre i sensi: presso a poco come nel buddianesimo col Nirvana. Anche in questo campo, che parrebbe quasi abbandonato ai capricci della fantasia, l'umana invenzione è limitata, e gli stessi fenomeni, cangiati i nomi e alcuni particolari, si riproducono a distanza di tempo, fra popoli diversi e in differenti condizioni di civiltà. E anche fra le anteriori eresie del cristianesimo ve ne furono di simili a questa: gli esicasti greci del secolo XIV corrispondono anche nel nome ai quietisti occidentali del secolo XVII. Ma mentre quelli, fissandosi tenacemente l'ombilico e trattenendo il respiro, sognavano vedere la luce increata, per questi altri si trattava egli soltanto di una mistica astrazione, di un placido e puro rapimento contemplativo, ovvero, come suonava l'accusa, intanto che lo spirito era sì alto, si lasciava balìa al corpo di cadere in ogni sozzura?


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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