Non voglio ommettere d'accennarti alcuni altri passi, veramente assai rari, ma che pure si trovano, i quali nuocono alla Religione per voler dir troppo. Ti sarà noto, per esempio, che i matematici possono fra tutte le leggi, a cui poteva essere assoggettato un fenomeno fisico, determinar quella, che conduce a qualche proprietà di massimo o di minimo: e che esaminandosi le leggi realmente esistenti in natura, trovansi ad alcuna di tali proprietà conducenti. "Cum enim (così Eulero Meth. cur. add. I) cum enim mundi universi fabrica sit perfectissima, atque a Creatore sapientissimo absoluta, nihil omnino in mundo contingit, in quo non maximi minimive ratio quaepiam eluceat". Questo mirabile accordo tra le leggi fisiche e le idee speculative, questo eco, con cui la natura risponde all'omaggio reso dalla nostra mente alla Sapienza infinita, può certamente fornire una prova dell'esistenza di Dio. Ma il sig. di Maupertuis, che da questa vista metafisica passò a formare il suo principio della minima azione, si lasciò colpir troppo dalla medesima, poichè nel suo saggio di cosmologia per dare maggior risalto alla prova dell'esistenza di Dio da questo principio dedotta, la proclamò più valente di quella, che dall'ordine, dalla bellezza, dall'armonia dell'universo rifulge in ogni mente anche non matematica: anzi si avanzò sino al segno di sollevare alcuni dubbi per offuscare quest'ultima. Ora un tal procedere è dannoso, giacchè ne conseguita, che un idiota non avrebbe un argomento sicuro dell'esistenza di Dio: ed è poi poco assennato, perchè quel principio delle cause finali ha, secondo Lagrange, qualche cosa di vago, e d'indeterminato: le conclusioni potrebbero qualche volta essere erronee in quella guisa, che dietro una simile vista erroneamente il Cartesio determinò le leggi della percossa.
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