In fatti in tanto queste ultime si dicono limitate, in quanto che si conosce, che qualche cosa loro manca; e l'idea di ciò che manca, dà subito l'idea dell'essere, che non mancandone sarebbe migliore del primo; e come essendo sempre finite le perfezioni, si può sempre immaginarle mancanti, così chiaramente si comprende la possibilità dell'Essere infinito, cui nulla più manca. Ma la possibilità di un Ente infinito nelle perfezioni ne scopre a dirittura l'esistenza; perchè se esso fosse soltanto possibile, vi sarebbe forzatamente una cagione, che potrebbe produrlo, e questa cagione non potendo di necessità essere minore del suo effetto, sarebbe ella stessa ciò, che si vorrebbe dedurre da lei.
Questo premesso, quanto è mai facile, o Uranio, che le nostre contemplazioni ci facciano scala a Dio! Nelle matematiche più, che in ogni altra provincia delle umane cognizioni, riesce lucida la gradazione di teorema in teorema, di scoperta in scoperta, di metodo in metodo: e si veggono tratto tratto sorgere degli ingegni straordinari, che rimuovono i confini della scienza, e tutta la corrono a passi di conquista: dunque nelle matematiche più che altrove, per ciò che si è detto, è facile argomentare l'esistenza di una Sapienza infinita, rispetto a cui ogni nostra s'impicciolisce, e si perde. Se io m'affatico su calcoli penosi per giungere dopo molti stenti a trovare una verità: tu dunque vi sei, o Mente infinita, che miri di un solo slancio ogni vero! Se m'accorgo, che un metodo è migliore dell'altro, e che tutti insieme non sono, che mezzi, per aiutar la mia debolezza: Tu esisti, che senza aiuto indiretto possiedi l'evidenza in ogni cosa.
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