Quando veggo una moltitudine di teoriche, che si raggruppano spesso in una più generale, risalgo col pensiero a quell'Unità semplicissima, che tiene il cumulo di tutte le cognizioni. Oh! quante volte nella complicazione delle funzioni analitiche incluse le une nelle altre, io mi formo nell'immaginazione una speculazione indefinita, di cui non posso tenermi, che nei principii! Chi tutto vedrà quest'immenso edificio, se non una intelligenza interminata? Quante volte m'accorgo dell'infermità del mio spirito, che per aver idee chiare delle cose bisogna, che consideri le quantità parte per parte nei loro diversi stati sino ai valori numerici! Te dunque venero, o sommo intelletto, la cui scienza è tutta presente a se stessa senza la minima confusione. E quelle immagini false, delle quali, non ostante il grido della ragione, vuole a forza la fantasia aggravare le idee delle cose spirituali? Esse mi parlano della semplicità dell'Essere sapientissimo. E quelle idee fantastiche di tempo e di moto, che io conosco straniere all'analisi pura, ma che pur sovente non so da lei dissipare? sono cagione ch'io pensi a Lui, che è senza tempo e successione, perchè eterno ed immenso. E quel bisogno continuo di richiamare le acquistate cognizioni, per non perderne la ricordanza? Mi umilia davanti a Dio, che è immutabile e onnisciente.
Così nello studio l'anima s'erge al suo fattore: e questi sentimenti vengono senza sforzo, come è facile provare per via d'esempi; tra i quali mi giovano i seguenti del Galileo.
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Unità Essere Dio Galileo
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