Comincia il sacro storico il suo racconto col descriverci la materia creata in quello stato imperfetto, in cui le mancava ogni regolarità di forma e di disposizione, e nel quale essendovi i principii delle cose non poteva però dirsi fatta alcuna cosa, in quella guisa che non può dirsi esistente nel marmo la statua, prima che l'industre scalpello non ne la tragga. A che fine lasciò Dio il mondo per qualche tempo come un rude ammasso di elementi inerti e confusi? sembra ch'Ei fatto l'abbia per distruggere anche prima che fossero i sistemi fabbricati da que' filosofi, i quali non domandano se non materia e movimento, e s'impegnano a produrci l'universo tale come noi l'ammiriamo. Sì, o mio Urano, anche sopra l'indigesta mole del caos sta scritta una sentenza di sana filosofia. Di qui nulla emerge di per sè: qui durerà sempre la confusione, se la voce di Dio, che tutto ciò trasse dal nulla, non impera, che l'ordine apparisca. Tratteniamoci alquanto in questa idea, e riflettiamo che ivi stavano disfatte tutte le parti, con che doveano essere formati tutti gli astri del firmamento; ma che senza il comando di Dio non avrebbe brillato alcuno di essi in sempiterno: che ivi trovavansi tutti i principii, dalla cui concordia o contrarietà risulta tanta bellezza sulla nostra terra; ma che senza il comando di Dio questa sarebbe rimasta sempre informe e vuota. Sì, quella gran massa coperta di acque ed interrotta d'abissi ci avverte, che fa un abuso del suo spirito chi non vuole riconoscere necessario, che la divina mano metta un ordine a ciò, che la divina mano ha creato.
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