È allora, che la nostra mente forma una grande idea dell'Onnipotenza, e dice con Newton: "concedendum est utique posse Deum creare materiae particulas variis magnitudinibus et figuris, vario quoque numero et quantitate pro ratione spatii, in quo insunt, forte etiam et diversis densitatibus, diversisque viribus: eoque pacto variare leges naturae, mundosque condere diversa specie in diversis spatii universi partibus. Certe in his omnibus nihil est, quod vel secum ipsum, vel cum ratione pugnet. (Op. Q. XXXI.)
La luce brillava ed era in moto anche prima che fosse raccolta ne' corpi luminosi, in quella guisa ch'eranvi l'acque prima della formazione del mare: ma non ancora potevansi produrre i più vaghi fenomeni, che per lei abbelliscono la natura. Quando Iddio nel secondo giorno preparò quel gran vano, in cui dovea venir collocata la moltitudine innumerabile degli astri, e intorno alla terra tuttora informe formò l'atmosfera, e vi alzò i vapori col dividere le acque dalle acque; in questa atmosfera, in questi vapori ecco i riverberi della luce, ed ecco variarsi quasi in infinito le sue più leggiadre apparenze. Già tutta è pinta in azzurro la volta immensa del firmamento, ed è la luce che rimbalzando da mille corpi e non potendo col più debole de' suoi raggi come cogli altri attraversar l'atmosfera, ripiega indietro col primo mentre i secondi trae per diritto; da un'altra parte si accendono di color vivido e rubicondo alcune immote nuvolette, ed è la luce, che di basso all'alto lanciata e da quelle riflessa, col solo più forte de suoi raggi arriva sulla terra; da un'altra parte sopra un fondo di fosche nubi risalta un'iride di svariate fasce, che poi in un arco maggiore si ripete più sbiadata, ed inversa, ed è ancor la luce che si rifrange e si riflette dalle gocciole sospese, come ce l'addita il fisico Geometra, il quale d'ogni parte di sì bel fenomeno sa darci compiuta spiegazione.
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