Quinci sarebbe ad indagarsi l'origine, che muove i venti e loro assegna talvolta periodico il ritorno: poscia avremmo a salire colà, dove si stilla la rugiada, e si compone la gragnuola, e la neve si congela a lievi sprazzi sempre costanti nella forma. Non ci scordiamo però, che lunghissimo è ancora il nostro viaggio: epperò fia meglio affrettarci a contemplare sulla terra l'opera del terzo giorno. Intanto i mentovati oggetti, mentre ci persuadono quanto delizioso ed utile sia lo studio della natura, possono servire a manifestarci l'altro più nobile scopo di questo medesimo studio indicatoci in quelle parole di Newton; "Philosophiae naturalis id revera praecipuum est officium et finis, ut ex phœnomenis sine fictis hypotesibus arguamus, et ab effecti ratiocinatione progrediamur ad causas, donec ad ipsam demum causam primam (quae sine omni dubio mechanica non est) perveniamus". (Op. Q. XXVIII.)
La terra è preparata per essere l'abitazione dell'uomo: ne cercheremo noi i fondamenti, o la forza che la tiene sospesa nello spazio? non fa bisogno, ci vien subito detto, di fondamenti e di appoggi: la gravità di tutte le sue parti al suo centro forma la sua consistenza e la sua stabilità. Ottimamente: ma di queste parti, dirò con Newton: unde est, quod ad se invicem gravitent? (Op. ivi). La forza che le tiene unite, e che la materia non potè dare a se stessa, ci palesa un tutto diverso principio fuori della materia. Perchè mai la superficie della terra non è tutta involta dalle acque, come lo è dell'aria? quale forza fisica ha scavata quella gran fossa, in cui furono radunate tutte le acque? io penso, e non ne trovo la ragione, se non in quelle parole; congregentur aquae, quae sub coelo sunt, in locum unum, et appareat arida: et factum est ita.
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