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      Ci abbisogna dapprima tutta la forza della nostra mente per reggere all'idea dell'ampiezza degli spazi, e delle distanze. Noi che acquistiam da fanciulli l'idea della grandezza tra il recinto di anguste mura e sull'estensione di pochi passi, duriamo uno sforzo ad ingrandire il nostro concetto, quando da qualche eminenza ci si affaccia una vasta pianura o l'aspetto del mare. Che se dopo aver considerato il diametro del nostro globo, rimpetto a cui l'altezza delle montagne diventa come nulla, passiamo a considerare quello di un corpo mille volte più voluminoso, come Giove, di un corpo maggiore un milione di volte, come il Sole, sentiamo il bisogno di prendere unità di misure diverse dalle terrestri per non opprimerci la mente col concetto di numeri grandissimi. Ed ecco che progredendo nello studio del cielo passiamo a considerare i diametri delle orbite de' pianeti, e allora ci troviamo da capo a formarci l'idea delle lunghezze, perchè i diametri dei corpi mondani si considerano il più sovente nella teorica come nulli rimpetto a quelli. Se non che se ci avvisiamo di passare dall'osservazione de' pianeti a quella delle stelle; se, per esempio, misuriam l'angolo che fanno due visuali condotte dal nostro occhio a due fisse, ecco che tornano a diventar pressochè zero anche le seconde lunghezze dei diametri delle orbite, riuscendo quell'angolo quasi eguale veduto sul nostro pianeta, e sul pianeta da noi più lontano. Oh quante volte ci facciam da principio! la terra, creduta in prima sì vasta, è un punto nello spazio occupato dal nostro sistema planetario: e questo sistema è di nuovo un punto considerato in quelli spazi, ne' quali si possono immaginare tanti simili sistemi, quante sono quelle stelle, che a milioni di milioni appaiono nelle nebulose, e sempre in maggior numero, quanto più oltre la forza de' telescopi porta la facoltà visiva.


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Lettere scientifiche di Evasio ad Uranio
di Gabrio Piola
Editore Fiaccadori Reggio
1825 pagine 73

   





Giove Sole