Senza di esso, dice Laplace (Syst. du M. L. 4 C. 27) l'elliticità delle orbite planetarie, le leggi che i pianeti e le comete seguono nei loro movimenti intorno al sole, le loro ineguaglianze secolari e periodiche, le numerose inegualità della luna e de' satelliti di Giove, la precessione degli equinozi, la nutazione dell'asse terrestre, i movimenti dell'asse lunare, infine il flusso ed il riflusso del mare non sarebbero che risultamenti della osservazione fra loro staccati. È una cosa veramente ammirabile la maniera, con cui tutti questi fenomeni, che sembrano al primo aspetto così disparati, discendono da una medesima legge, che li lega col movimento della terra
. Quanto egli è adunque sublime l'idea di questo principio semplice ed uno, come la mente di chi lo pose nella natura! Ma la forza, che conserva e ritiene i pianeti nelle loro orbite, non basta a tutto spiegare. Dice di essi lo stesso scopritore del principio che ammiriamo: "Perseverabunt quidem in orbibus suis per leges gravitatis, sed regularem orbium situm primitus acquirere per leges hasce minime potuerunt" (Princ. T. 4 in fine Sch. Gen.). Le posizioni dei piani delle orbite, le direzioni de' moti nelle medesime potevano essere in diverse maniere, ed essendo in una maniera determinata ci scoprono il consiglio e l'arbitrio del Supremo Architetto. "Elegantissima haecce solis, planetarum, et cometarum compages, non nisi consilio et dominio Entis intelligentis et potentis oriri potuit" (Newton ivi). Vogliamo di ciò un argomento, che è atto a strappar l'assenso degli spiriti più caparbi? basta porre attenzione all'uniformità tenuta nei già detti movimenti de' pianeti, di cui Newton "dum cometae moventur in orbibus valde excentricis, undique et quoquo versus in omnes coeli partes: utique nullo modo fieri potuit, ut caeco fato tribuendum sit, quod planetae in orbibus concentricis motu consimili ferantur eodem omnes" (Opt.
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