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      Si modella a questo tipo quella de' Tri cunti di li tri figghi di mircanti, e qualche altra, ove un racconto principale accoglie entro di sè altri racconti, ciascuno de' quali si può alla sua volta isolare.
      Racconti che richiamano a fatti e a reminiscenze della civiltà greca sono quello del Vicerrè Tunnina, che non è siciliano, nè latino, ma greco, siccome può vedersi confrontando le varie versioni del racconto presso i popoli che l'hanno; quello della Bedda di Liccari che fa subito ricordare della bella icarese, una delle tre celebri cortigiane dell'antichità; l'altro di Gugghiermu lu malu, che narra come avvenuto sotto Guglielmo I il Normanno ciò che Aristotile avea raccontato in persona di Dionisio il vecchio; al quale storici e romanzieri riferiscono pure la storiella che si dice accaduta tra una vecchierella romana e Nerone Imperatore, passati amendue nel proverbio Dissi la vecchia a Niruni: a lu peju nun cc'è fini.
      E son tradizioni relative alla storia di Sicilia i racconti di Gugghiermu lu Bonu, Fidiricu 'Mperaturi, lu Vespru Sicilianu in Palermo e in altri comuni dell'Isola, la Bella Angiolina, li Biati Pauli e tutte quelle di tesori incantati che la coscienza popolare suole attribuire quasi sempre a' Saraceni, come un monumento greco, un castello medievale, un ulivo a grandissimo ceppo ecc. Per quanto numerose, queste tradizioni non rappresentano che un piccolo saggio delle tante e poi tante che in ogni più riposto angolo della Sicilia potrebbero andarsi raccogliendo; ma e' ci vuole fatica e pazienza maggiore di quella che sembri, a prima vista, necessaria.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500

   





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