Se un giorno qualche siciliano amante de' nostri studi vorrà dedicarsi a raccogliere dalla viva voce del volgo le storielle de' monti, fiumi, laghi, pozzi, grotte, castelli, torri, luoghi antichi d'ogni sorta, farà opera, a creder mio, degna di plauso; ma un lavoretto molto curioso e gradito che io raccomando fin da ora a chi se ne vorrà occupare, è una «Storia del Mongibello, raccontata dai contadini etnei».
Mi è paruto pregio della raccolta un saggio dei vari raccontini bambineschi, ne' quali le idee e gli affetti infantili vanno di pari passo con una forma semplice sì, ma monotona. Il lettore li riscontrerà ne' nn. CXXX-CXLI. Basta solo avvertire che queste narrazioncelle hanno tradizionale anche la forma; da Palermo a Licata, da Trapani a Siracusa tu le odi colle stesse parole, colle stesse pause; sono specie di canzonette popolari, ove ogni voce sta al suo posto: e tolta di là, tutto si è guastato.
Un aspetto veramente bizzarro sotto il quale si presentano le tradizioni, è quello de' racconti di satira da comune a comune. Vedesi in ciò riprodotto quel che presentano i contrasti e le satire in poesia popolare tra paesi e città; un comune sberta un altro comune suo vicino, e ripete in molte parole quel che suole riassumersi in una frase, in un motteggio ora vivace, ora frizzante, ora arguto e per lo più spiacevole a chi ne è l'oggetto. (La mia raccolta di proverbi siciliani recherà parecchie centinaia di questi motti proverbiali). Salaparuta e Gibellina, messe in canzone da Partanna, raccontano le più amene storielle sulla sciocchezza e grossolanità de' Partannesi1. Monte Erice ne dice da pelle d'oca di Trapani, e Trapani se ne prende la rivincita raccontando perfino come accaduta in persona d'un ericino la perdita della moglie, per ingegnosità d'un ricco trapanese, che le novelle orientali ci raccontano in persone ben differenti2. Tutta Sicilia è poi divisa: Palermo parla della minchionaggine di questo o di quel comune3; ed i vari comuni fanno a gara per mostrare quanto sia sciocco un palermitano appena che esca da' suoi Quattro Cantoni4. Poi si esce di Sicilia, e i Siciliani son tutti d'accordo nel mettere in evidenza la poca scaltrezza dei Napolitani e de' Calabresi5, mentre forse in Napoli e nelle Calabrie si farà anche peggio dei Siciliani.
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