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      Mi sarei astenuto del metter fuori questi raccontini, se le mie note finali non avessero provato le medesime capestrerie riferirsi fuori Sicilia ad altri paesi e ad altra gente. Le gare municipali, non ostante lo avanzarsi della civiltà, si risentono sempre, e dacchè il mondo è mondo, e ci sono paesi l'uno vicino all'altro, vi sono state ingiurie, frizzi, piacevolezze e barzellette d'ogni ragione. Quante non se ne raccontano in Piemonte di Cuneo! quante in Lombardia di Abbiategrasso! quante in Toscana di Peretola! Ebbene: novanta sopra cento di queste storielle, nelle quali la nostra natura ci fa parer dolce l'amaro che da altrui s'ingozza, si somigliano, e molte di esse fanno credere ad una origine comune6.
      Non vo' lasciare questa parte delle tradizioni propriamente dette senza toccare d'un elemento di cui alcune sono più o meno improntate: la Cavalleria. Donde, a proposito della Sicilia, un'osservazione che io credo di un certo valore: che laddove nei canti popolari e più specialmente nelle leggende o Storie profane l'elemento cavalleresco del Nord manca quasi affatto, — e questo, col sussidio di molte prove, parmi di aver dimostrato altra volta; — nelle tradizioni orali esso si palesa se non nello splendore che ha nel settentrione, almeno in certe vive reminiscenze che bastano a non farlo escludere dalla letteratura delle novelle, siccome i contastorie, i teatrini di rappresentazioni pel popolo minuto e la pittura popolare sono sufficienti a provarlo vivissimo e fiorentissimo.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500

   





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