Questo è ben naturale: i canti siciliani, per quanto se ne voglia allargare la origine, rimangono sempre ristretti a una creazione indigena; le novelle invece, per quanto si vogliano modificate e adattate alla natura e alle tendenze di coloro presso i quali si sono acclimate, ripetono sempre un'origine che non è siciliana, nè toscana, nè piemontese. Questa osservazione, da me accennata parlando de' canti popolari in Sicilia, io vorrei ricordata ad uno illustre cultore della poesia popolare tra noi, che, rifiutando i progressi della scienza, col sistema dell'eruditissimo Mazzoldi sulle origini italiche forse sarebbe disposto a spiegare altrimenti questo elemento non siciliano nelle novelle popolari in Sicilia.
Ma le reminiscenze di cavalieri e di giostre, e di tornei, e di dame non sono le sole: altre e d'altro genere ve ne ha che bisogna riportare ad antichi libri così sacri come profani. Richiama alla storia di Sansone nel Libro de' Giudici la novellina di quel giovane la cui potenza consiste nel capel d'oro, tolto il quale, egli è precipitato da una rupe7. La novella, in cui una di tre figlie del re di Francia sogna di divenir regina, e sette re, tra' quali il padre, l'adorano8, richiama alla storia di Giuseppe Ebreo. Nella novella di quel re che, fatto padre d'un bellissimo bambino, per conoscere la madre che di notte, non vista nè raffigurata, è andata a giacere con lui, ordina che esso venga bruciato9, non è dubbio doversi riconoscere il famoso giudizio di Salomone.
Al lettore intelligente non isfuggiranno in questa raccolta alcuni usi e costumi che il popolo riferisce senza coscienza, perchè non li comprende più; tale è quello della moneta in bocca a' morti, ricordato nella tradizione di Gugghiermu lu malu, del reggere il cero nell'imene, rimasto in qualche novella10, e rammentato tra gli altri da Plauto11, del fare stregoneria alla donna in soprapparto, perchè non possa uscir di travaglio12.
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