Tutte le tradizioni che si contengono ne' presenti quattro volumi sono state raccolte da me e da amici miei in Palermo e ne' vari comuni della Sicilia: ogni cosa dalla viva voce del popolo minuto e privo affatto d'istruzione. Ci vorrà poco a sincerarsi di questo fatto, che in argomento di tradizioni è rilevantissimo. Se i testi fossero stati alterati, non avrebbero l'importanza che si attribuisce ad essi nella forma verginale con cui si presentano. Nessuno de' miei amici si è permesso mai una interpolazione, un ritocco qualunque; se ciò mi riuscì di scoprire, in principio della raccolta, in novelle non sapute letteralmente trascrivere da poco esperte persone, io fui sollecito di mettere da parte i mss., e di persuadere i raccoglitori che la importanza di queste tradizioni cresce in ragione contraria agli intendimenti comuni; chè dove l'arte dell'uomo di lettere entra o per modificare un periodo, o per togliere una ripetizione, o per ricondurre a suo luogo una circostanza, la scienza perde il frutto che s'impromette. Quanto a me, è ben noto che io ho còlto quasi a volo la parola del mio narratore, e quale è uscita dalle sue labbra tale la ho, per così esprimermi, stenografata; chi mi è stato testimonio in questa improba fatica, può farne sicurtà.
Dico narratore e dovrei dire narratrice, perchè le persone da cui ho cercate ed avute tante tradizioni, sono state quasi tutte donne. La più valente tra esse è la Agatuzza Messia da Palermo, che io riguardo come novellatrice-modello. Tutt'altro che bella, essa ha parola facile, frase efficace, maniera attraente di raccontare, che ti fa indovinare della sua straordinaria memoria e dello ingegno che sortì da natura.
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