Questa una delle caratteristiche sue, sulla quale chiamo l'attenzione dei miei lettori. Se il racconto cade sopra un bastimento che dee viaggiare, ella ti mette fuori, senza accorgersene o senza parere, frasi e voci marinaresche che solo i marinai o chi ha da fare con gente di mare conosce. Se la eroina della novella capita, povera e desolata, in una casa di fornai, e vi si alloga, il linguaggio della Messia è così informato a quel mestiere che tu credi esser ella stata a lavorare, a cuocere il pane, quando in Palermo questa occupazione, ordinaria nelle famiglie de' piccoli e grandi comuni dell'Isola non è che de' soli fornai. Non parliamo ove entrino faccende domestiche; perchè allora la Messia è come in casa sua; nè può essere altrimenti di una donna che ad esempio di tutte le popolane del suo rione ha educato alla casa e al Signore, come esse dicono, i suoi figli e i figli de' suoi figli.
La Messia da giovane fu sarta; quando la vista per fatica le si andò indebolendo, si mise a far fa cuttuninara, cioè cucitrice di coltroni d'inverno. Ma in mezzo a questo mestiere che le dà vivere, essa trova tempo per compiere i suoi doveri di cristiana e di devota; ogni giorno, d'inverno o d'estate, piova o nevichi, in sull'imbrunire si reca a far la sua preghiera. Qualunque festa si celebri in chiesa, ella è sollecita ad accorrere: il Lunedì è al Ponte dell'Ammiraglio per le Anime de' Decollati; il Mercoledì tu la trovi a S. Giuseppe, a festeggiare la Madonna della Provvidenza; ogni Venerdì accorre a S. Francesco di Paola, recitando per via il suo solito rosario; e se passa un Sabato non passa l'altro che dee andare alla Madonna dei Cappuccini: e quivi prega con una devozione «Che intendere non può chi non la prova.
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