Donna sui 45 anni, si rassegna alla sventura della cecità che la colpì, essendo ancora giovane; «tanto, ella dice, che ci guadagnerei a disperarmi?» Prima che perdesse il lume degli occhi era tessitrice (carèra), e le tessitrici contano tra le donne che più sanno canzoni ed anche fatterelli e novelline. La mattina, a buona ora, presa la sua calza, siede davanti l'uscio di casa, e mentre le mani con moto alterno, continuo, assommano il lavoro, ella tutta brio piacevoleggia e ciarla col vicinato, o motteggia chi passa de' conoscenti, o garrisce il marito, che di quanto guadagna al forno beve altrettanto vino, che gli guasta la testa. Il raccoglimento che le viene dalla cecità è ragione per cui il suo racconto esce filato, come dice il popolo; onde in lei è talora più minutezza di circostanze che nella Messia.
Elisabetta Sanfratello, detta la Gnura Sabedda, di Vallelunga, sta a' servigi de' fratelli Gugino. La sancta simplicitas de' poveri di spirito è una dote sua particolare, per cui la sua narrazione si fa ingenua. La Sanfratello s'avvicina a' 55 anni, e dice di aver appresi i racconti da una sua nonna, che morì a cento. Riferisco qui in nota un tratto caratteristico su questo fatto, e son dolente di non aver avuto tempo di raccogliere colle sue stesse parole il racconto che ella mi fece della sua vita14.
Altri contatori e contatrici miei sono Francesca Amato, Rosa Leone frangiaia e suo marito Giovanni Varrica: tutti e tre da Palermo; Giuseppa Foría da Ficarazzi; Angela Smirraglia da Capaci; Vincenzo Graffagnino e Carlo Loria da Salaparuta; Nicasio Catanzaro da Trapani; Maria Curatolo da Monte Erice e Vincenzo Rappa da Borgetto.
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