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      Persuaso di questo fatto, io rimasi lungamente perplesso circa al metodo da scegliere, il quale rispondesse al doppio scopo della raccolta, che è quello di fornire nuovi riscontri agli studiosi di Novellistica, e testi popolari a chi cerca i dialetti non nei libri de' letterati ma nella bocca del popolo, maestro di lingua a chi meglio si stima parlarla. Da ultimo chiesi a me stesso: Ora perchè dovrò io farmi schiavo d'un metodo esclusivo colla certezza di avervi a trovare dei difetti, quando con un partito conciliativo potrei evitarli? — E il partito fu quale doveva essere: un metodo misto che facilitando quanto più la intelligenza delle parole con una grafia assai stretta alla fonica rendesse nel miglior modo la caratteristica delle parlate varie in mezzo al dialetto comune. Prova di questo metodo coscenziosamente seguito, è la differente forma onde una stessa voce si trova scritta secondo che essa suoni in bocca palermitana, castelterminese, alimenese, ecc., per cui si ha mugghieri, muglieri, mulleri per moglie, ciocca, sciocca, hjocca per chioccia, fadedda, faredda, fadetta, faudetta, faudedda per gonnella, giganti, gijanti, giaanti, giahanti, giaxanti, gieganti per gigante; rispigghiari, ruspigghiari, risbigghiari, rusbigghiari, risbillari, rispillari, risbigliari, arrisbigliari, arruspigghiari, sdrurillari, sdruvigliari, ecc. per risvegliare; ed i', io, ia, iò, jè, eu, jeu per io.
      Questa differenza si riscontra talora nella grafia d'uno stesso vernacolo, e prova una volta di più la instabilità di pronunzia e la mancanza di leggi fonografiche.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500

   





Novellistica