V'ha nelle parlantine certi suoni e sfumature, dirò così, di suoni, che mettono in costernazione quanti si studiano di coglierli. Ei non si tratta di un dialetto, per cui vocabolaristi e scrittori hanno stabilito certe norme, ma bensì delle varietà di esso, le quali vogliono pratica che non tutti si ha il tempo di acquistare, e per cui pochi sentono vocazione. Aggiungi le oscillazioni della pronunzia e certe forme che ora ti si apprendono in un modo ed ora in un altro; e qua la io ti suona iu, e là eu o ieu; e quel mio che in principio di racconto era mè, può diventar mà, verso la fine: come nella unione di certe parole tra loro, una lettera può siffattamente affiggersi all'altra ed incorporarvisi da lasciare in dubbio se, p. e., si debba scrivere 'na gnuni o n'agnuni (un angolo, un cantuccio)16.
Però se difficile è a' Siciliani lo scrivere il dialetto letterario, consacrato nella loro dozzina di vocabolari a cominciare da quello di Cristoforo Escobar, e tratteggiato da migliaia di poeti e di verseggiatori siciliani, difficilissimo dee riuscir loro lo scrivere, non dico il dialetto popolare, ma le parlate e le sotto-parlate. Io stesso ho dovuto rinunziare più d'una volta a raccogliere una tradizione solo perchè volendo darla nella parlata naturale, questa mi metteva nel più grande imbarazzo circa al modo di scrivere la voce: esempio S. Caterina, piccolo comune nella provincia di Caltanissetta, dove la strana sostituzione delle vocali tra di loro ha dato origine a una frase proverbiale de' paesi contermini.
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Siciliani Cristoforo Escobar S. Caterina Caltanissetta
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