E di qui nasce che la novella, la favola, negli antichi tempi faceva parte della ragion di stato; che imperatori e sultani mandavanla cercando con grandissima cura; che di ottantamila piastre si rimunerava il traduttore persiano del Kalila e Dimna, mentre Cosroe aveva offerto al sapiente Barzouyeh una parte del suo regno in ricompensa della sua versione del Panschatantra (sec. VI dopo C.)38.
Ma gli studi moderni non guardano sotto questo aspetto le novelle o le favole; essi ne celebrano l'importanza per la Storia, la Psicologia etnica, la Linguistica e la Filologia. Nelle novelle è, difatti, un elemento per la interpretazione storica; e G. B. Vico, che definì le favole per favelle vere, cioè storie adulterate o meglio esagerate dalla fanteria popolare, sentenziò che «nelle favole poetiche — e le novelle non sono altro — fatte da tutto un popolo, avvi maggiore verità che nel racconto storico scritto da un uomo» Le credenze, i sentimenti morali, i costumi, il carattere della civiltà a cui queste novelle appartengono si scopre attraverso a tante narrazioni, le quali serbano l'impronta della originalità popolare. Quivi è tutta una vita antichissima coi suoi pensieri, i suoi desiderii, il suo ideale, le sue mille illusioni. Il cuore vi ha lo sfogo de' suoi sentimenti intimi: la fantasia vi si manifesta in tutte le sue immagini di bello o di brutto, di picciolo o di grande, di basso o di sublime, di buono o di cattivo. L'anima non sofisticata dal vero, (prendo questa frase ai Saggi di M. Montaigne) vi apparisce qual'è, quale fu, senza orpelli, senza secrete intelligenze, senza riserbe.
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