Alcune di queste novelle o favole come le addimanda l'A., si vede essere state prese dalla viva voce del popolo, altre tradotte dalle novelle latine del Morlini43, il quale alla sua volta avea attinto alla tradizione orale e alla tradizione scritta.
Il Pentamerone, ovvero Lo Cunto de li cunti, trattenimiento de Peccerille, di G. B. Basile, autore che pur si nasconde sotto l'anagramma di Gian Alesio Abbattutis, abbraccia, come dice il titolo, cinque giornate, e ciascuna dieci trattenimenti, che sono cinquanta novelle di fate, orchi, orchesse, e altri esseri simili, state raccolte in mezzo al popolo e al popolo raccontate. È una specie di Decamerone napolitano, dove non manca neppure la canzonetta finale in forma di idillio. Le favole sono inalterate, e quasi vergini; non così lo stile, che accusa studio, artificio e stento per introdurre frasi e modi di dire efficaci sì ma troppo accalcati e fuori di luogo perchè si possan dire opportuni: difetto che, per quanto grave, non tolse al libro di correr per le mani di molti e di diventare a' suoi tempi popolarissimo. Biasimato da alcuni per insipidezza e sguaiataggine44, e da altri per la stupidità della invenzione e la mostruosità dello stile45, il Pentamerone ebbe dopo molte ristampe46, una riduzione italiana47, una versione bolognese di Teresa Manfredi, sorella di Eustachio, e di Teresa ed Angela Zanotti48, e, fortuna raramente concessa ad opere in dialetto, una traduzione tedesca del dotto mitografo Félix Liebrecht49, per la quale il libro ora sotto il nome dell'autore, ora sotto il nome del traduttore è assai più conosciuto in Germania di quello che non sia in Italia.
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