Così risalendo indietro coi raffronti, nella novellina vivente si giunge a riconoscere un'origine indiana, e nella sciocchezza di Giufà un precetto di morale tanto antico quanto la morale stessa.
Spero che questo esempio basti a' lettori che cercano una prova della origine dianzi accennata; che se si volesse un esempio d'una antichità che potrebbesi dire storica, io ricorderò quello già citato dell'architetto ladro, nelle storie di Erodoto. Rampsinit re d'Egitto fece costruire nel suo palagio un edificio di marmo per custodirvi il suo tesoro, ma il maestro dell'edificio fece le cose in modo che si poteva, senza che altri se ne avvedesse, levare e porre una pietra, la quale dava adito per una stretta apertura alla stanza ove conservavasi il tesoro98. L'architetto, venuto a morte, manifestò il segreto ai due figli suoi, che ben presto ne approfittarono. Il re vedendo scemare il tesoro, senza saper come ciò potesse farsi, cinse i vasi del tesoro con morse di ferro, nelle quali incappò il maggiore dei due giovani. Se non che il minore avendo ucciso il fratello e portatosi via la testa, il re rimase colla curiosità di sapere chi fossero gli audaci rapitori. «Onde ordinò che questo morto decapitato fusse impeso, e posevi guardatori che avessero mente a chiunque passasse; e se alcuno piangesse o menasse tristizia, fusse preso e condotto a lui. Ora la madre di questo e dell'altro che campato era, minacciò al vivo figliuolo che non gli rapportando il corpo dell'altro che ucciso avea, al Re lo accuserebbe; il che promesse lui di fare; nè questo solamente, ma di piangere ancora il morto germano alla presenza di coloro che stavano alla guardia; e preso che ebbe due asini con otri di vino passò per la strada, ove erano le forche.
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Giufà Erodoto Egitto
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