E avendo acconciato uno degli otri in maniera che a sua posta si disciogliesse, come fu avanti ai guardiani fece l'otre cadere d'uno degli asini, e aprirsi l'altro in modo che da due otri a un tratto si spargeva il vino. Esso mostrandosi di ciò dolente, si batteva il viso chiamando se tapino e doloroso, sì come non sapesse a qual asino pria dovesse andare. I guardiani tutti quanti co' vasi in mano, corrono al vino che si versava, e ridendo cominciarono a bere; ed esso più di ciò mostrandosi adirato diceva loro villania: ond'essi consolandolo l'ajutorno a racconciare gli asini, e riposto il vino de' due otri in uno, e sopravanzandovene molto ancora, disse voler bere con loro quello avanzo. E postisi a sedere, poichè ebber bevuto quello, poser mano ad un altro degli otri, e bevendo quei guardiani e non lui, si addormentarono imbriachi. Onde esso tutti li rase alla guancia sinistra, e quella medesima notte riportò alla madre il morto corpo di suo fratello.» Poichè il re seppe questo mise in campo altro stratagemma per veder di conoscere l'astuto ladro, ed anche questo riuscendogli vano, promise per pubblico editto un dono a costui; il quale, manifestatosi, venne in istima del Re99.
Tralascio per brevità le tante versioni di questo racconto, il quale pur si trova nelle Storie di Pausania100 e in Somadeva101. Il prof. D'Ancona nel suo Libro dei sette Savj diede la storia bibliografica di esso, e lo accompagnò dall'Oriente all'Occidente fino a Bandello, che si attenne strettamente alla versione erodotea102. Noto bensì che questo racconto è de' più diffusi nella tradizione orale.
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