Ma un'altra volta avendo esse saputo che la sorella non sapea che sembianze avesse il marito, tanto dissero e tanto fecero che ella, la prossima notte accesa una lucerna volle guardarlo. Non l'avesse mai fatto! L'olio sgocciolò sul nume dormiente, che svegliato sparì, sparendo egualmente il palazzo incantato. Venere pel dolore di vedere il figlio a quel modo maltrattato sottopose Psiche alle più dure prove. La povera principessa vagando in cerca del perduto Amore fu trascinata a Venere la quale fatto un gran mucchio di grani di frumento, orzo, miglio, papaveri, lenti ecc. le ordinò di separare una specie dall'altra prima della notte. Officiose formiche compierono questo lavoro. Tra' tanti penosi e pericolosi uffici che la Dea comandò a Psiche, fu anche quello di scendere nel Tartaro e di farsi dare da Proserpina alcun che della sua bellezza. Una voce, quella di Cupido, le indicò la via da tenere; portasse con lei due offe pel gran cerbero; Proserpina la accoglierebbe cortese; rifiutasse però di prender parte a un banchetto che la dea darebbele; sedesse anzi in terra, e non mangiasse che pan nero. Proserpina le darebbe uno scatolino; non osasse aprirlo. Psiche eseguì tutto a puntino, ma curiosità pungendola di veder la bellezza racchiusa, aperse la scatola fatale, e ne uscì toste un odore soporifero per cui la bella s'addormentò! Svegliolla Cupido pietoso, raccolse il sopore nella scatola, e Psiche riebbe la grazia della sdegnata Dea. Questa in breve la finzione tramandata da Apulejo, e che io ho stimato opportuno di ricordare perchè sia più chiaro il raffronto, nel quale non si è saputo se sia da riconoscere meglio gli effetti di una impaziente curiosità140, o il disparire della felicità al cessare della illusione, o la purificazione dello spirito per mezzo delle sofferenze, o tutti e tre questi fatti.
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