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      Merita speciale ricordo per la sua importanza demomitologica una novella il cui eroe ha una straordinaria forza e potenza tutta riposta in un capello d'oro, strappato il quale, svanisce l'incanto e l'eroe diviene il più misero de' mortali. Figlio a una madre ingrata e crudele costui non sa guardarsi dalle insidie lusinghiere di lei e paurose del gigante ch'ella s'è preso a marito, e cade vittima della madre che gli strappa il fatale capello. Il gigante lo acceca e precipita da una rupe; un uomo lo raccoglie e lo cura con un'acqua santa fino a ridargli la vita. Il giovane, cresciutigli i capelli, ridiventa forte, e si vendica sanguinosamente del traditore150.
      Ora nella mitologia abbiamo che Anfitrione guerreggiando contro i Telebei diede loro una gran rotta coll'aiuto di Cometo figliuolo di Pterealo loro re, e che Alcmena gli tagliò un capello d'oro, da cui dipendeva il destino di Tebe. Ed abbiamo altresì, che Scilla, figliuola di Niso re di Megara, amò sì ardentemente Minos che per lui rovinò il povero padre; imperocchè saputo la sorte del padre derivar tutta da un capello fatale ch'egli aveva, nell'assedio di Megara tenuto dallo amante Niso, Scilla non ebbe timore di troncargli il capello e di perderlo per sempre151. Non occorrono, per altro, molte conoscenze nè indicazioni per vedere come in questo mito sia ripetuta la storia di Sansone tradito da Dadila.
      Il mito di Danae, così come ce lo presentano i mitologi, può tuttavia ricostruirsi coi pochi frammenti che ce ne conservano le novelle.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500

   





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