Nè vado più in là con questi ricordi, chè pure ne troverei in altri esseri soprannaturali della novella e del mito.
Qui cade opportuna un'osservazione, non inutile a chi segue questi studi, necessaria per chi abborre da ogni maniera di sistemi così in letteratura come in iscienza e in qualsivoglia disciplina. Questi ed altri avanzi di miti primitivi non devono farci supporre dei miti in ogni racconto del popolo, che potrebbe averci poco o nulla da fare. Un rifacimento, un raffazzonamento di antiche tradizioni è avvenuto in tempi assai posteriori alle origini prime de' primitivi racconti: vetuste reminiscenze, in fantasie molto vive ed anche accese, devono aver dato luogo a novelle che non sono nè antiche, nè medievali, e quindi non possono citarsi a documento di mitologia. Forse sono di queste, alcune vaghe reminiscenze od accenni mitologici; ciò che metterà in chiaro la Mitologia comparata quando saranno compiuti gli studi sull'antichissimo tra' libri di favole e novelle, il Panschatantra; ma giova avvertire che il voler riconoscere dappertutto ciò che coscienziose indagini potrebbero provare solo per un numero di fiabe, è un errore fatale agli studi, i quali vogliono procedere senza preoccupazioni e senza preconcetti. Fatto importantissimo, su cui non è guari richiamava l'attenzione dei Tedeschi il dottor Köhler155, e degli Italiani il Comparetti, il quale fermandosi su questo fatto così scriveva nel riputato lavoro sull'Edipo e la Mitologia comparata156: «Quantunque sia cosa evidentissima che nei racconti e nelle leggende popolari molto di frequente si celano tracce o trasformazioni di miti primitivi, assurdo sarebbe il voler ritenere ciò che valga egualmente per tutti i racconti favolosi, dei quali moltissimi e nel tutto e nelle parti riconoscono una origine affatto indipendente e diversa da quella dei miti di proprio nome.
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