L'ultima sorella č anch'essa un'eroina in tutta l'accezione della parola. Se le sue sorelle rifiutano d'andare al palazzo del mostro, essa ci va di buzzo buono; e non teme, al primo apparire del mostro, nč il brutto viso, nč i minacciosi gesti, nč le misteriose insinuazioni di lui; e se le sorelle son cadute vittime della loro imprudenza, ella ha tanto coraggio da vederne ad occhio asciutto i corpi esinaniti, di macchinare il modo di liberarle. Che se, vittima anche lei della curiositą, della leggerezza, della vanitą femminile, da ricca e felice che era una volta piomba nella pił squallida miseria e nella pił sconfortante desolazione, tu la vedi, industre e paziente, a riabilitarsi, a riottenere la grazia perduta, sottoponendosi a sagrifici inauditi, in faccia a' quali ogni cuore di ferro si spezzerebbe. Ma al coraggio non va disgiunto in lei la perspicacia e la scaltrezza naturale, o soprannaturale. E per forza di perspicacia una ragazza vince un mercante alla prova di raccontare una novella senza dire una parola consacrata nella maniera del novellare (vanto che altra versione regala anche al giovane eroe); per iscaltrezza fine, capitata colle sorelle alla casa del mago, la notte ella salva e sč e le sorelle dalla ingorda fame del mostro che, argomentandosi di trovare nel letto le ragazze ricevute la sera innanzi, mangia i propri figli invece delle ospiti. L'eroina č anche tale perchč č buona quanto dire si possa, modesta senza ostentazione, di poveri panni sempre vestita e alla condizione del povero padre convenienti, mentre appena un'aura di bene viene a lui che esse pretendono a sfoggiarla e ad aver portati dal padre che va in viaggio abiti e gioie di alto valore.
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