V'è anche di più: l'eroina, in odio alle sorelle, viene talora condannata a non uscire di casa, talaltra si rincantuccia da sè in un angolo di stanza o nella cucina presso il focolare, non curata, malmenata da tutta la famiglia, che le ha messo il soprannome di Cenerentola. In casi non meno rari ella è brutta e malformata ed ha una gobba che muove a riso chi la guardi. Ma come la povera Cenerentola d'oggi apparisce domani in tutto lo splendore delle più belle principesse quando si presenta alla festa da ballo che si tiene in Corte, così la disprezzata gobbetta vincerà le superbe sorelle quando si metterà alla prova di un lavoro difficile a farsi.
E accanto a questi giovani eroi tu vedi la miseria dei più bassi mortali, nelle sorelle maggiori, nelle madrigne, nelle suocere, nelle cognate. Egli è ben vero che pari alle donne sono anche gli uomini, come quelli che hanno con esse comuni le passioni più o meno ingenerose; ma quanta differenza tra questi e quelle! La gelosia, la invidia, l'ira nelle sorelle, nelle madrigne, nelle suocere, nelle cognate ha poco da fare con quella dei fratelli, dei padrastri, dei suoceri, dei cognati, — intendiamo sempre nelle novelle. Eccoti due di queste sorelle mettere in diffidenza del padre la sorella minore, calunniarla, farla cacciare di casa, rallegrarsi della sua morte, fremere del suo salvamento, e non esser paghe se prima non l'abbiano affatto perduta. Quando non possono ostacolarne il bene, cercano di scemarle gli effetti di esso; a ragione di male le consigliano quanto di peggio immaginare si possa, e le involano le chiavi di una segreta stanza mentr'ella dorme, e le mutano con due cagnolini due bambini bellissimi ch'ella ha partoriti; arti basse e scellerate alla cui raffinatezza appena può attingere la trista suocera, e, più trista di lei, la madrigna.
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Cenerentola Cenerentola Corte
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