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      Anche lasciando le novelle, di cui esse son perno, le credenze volgari d'ogni tempo appariscono più che esplicite su questo conto: e si è creduto e si crede tuttavia che sotto forma diverse di animali o di donne splendidamente vestite, esse qualche giorno della settimana vadano vagando in cerca di creature da beneficare e di case a cui arrecare la buona ventura. Le fiabe ce le rappresentano sempre, o quasi, come bellissime ragazze abitanti nei palazzi incantati, nei sotterranei, nelle fontane, presso gli alberi. Varie le forme che esse prendono secondo che al bene o al male sieno per indirizzare lo ingegno. Ora a simiglianza delle streghe prendono forme e atteggiamenti di vecchie grinzose; ora, giovanette bellissime, ti stanno a servire in un palazzo dove a te par di sognare. Dalla culla alla bara, tu le incontri sempre in ogni atto solenne della vita, ne' maggiori pericoli che sovrastano l'eroe o la eroina.
      Viene in luce il figlio del re, e tu le trovi a cullare il neonato e a cantargli la ninna-nanna fatidica. Giunge l'età predetta dall'indovino in cui il principe dovrà incorrere in una disgrazia, e quale gli è stato predetto avviene. Ecco allora l'impaziente principe colpito dal fato uscire sperso pel mondo in cerca della ventura o di ciò che gli è stato predetto come necessità imprescrittibile del viver suo. Solitario, abbandonato in mezzo a' boschi, come farebbe egli a salvarsi da fiere e da serpenti se vecchi romiti, non gli fossero generosi di consigli e di conforti? Questi romiti dalle lunghe e bianche barbe e dal volto macilento, tutti uno più vecchio dell'altro, son le fate trasformate in uomini, tenerissime del giovane eroe che esse han tolto a proteggere.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500