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      Forme bizzarre e curiose prendono talora le fate come quelle che tra gli esseri fantastici sono tanto capricciose da amare e proteggere in modo particolare i gobbi, cui esse e il popolo hanno scelto in terra a simbolo di buona fortuna. Ora compariscono povere e miserabili, che è una pietà a vederle; ora ti fanno le sceme, e mal ti comprendono e peggio ti sentono; qua son mutole affatto, altrove mostruosamente brutte. Ma in queste strane parvenze, guai a chi si argomenti di gettar loro il ridicolo o guastare i loro detti, le loro opere! Lo sguaiato gobbo che in mal punto interruppe la loro canzone, ito per aver segata la sua gobba di dietro, come per quella davanti era stato fatto al suo compare (o, come in altre versioni, fratello) n'ebbe appiccata un'altra. Una fanciulla che, scesa nelle loro stanze, condotta nel loro tesoro per essere vestita, scelse sfarzosamente i migliori abiti, e si voltò loro con mal piglio, ne uscì coperta di canavacci, e con un orribile marchio sulla fronte. Quanto al ben fare inchinevoli altrettanto facili a vendicarsi e a misfare quando per parole o per atti la loro delicata natura si risenta; la loro persecuzione non si arresta se non spingono lo sconsigliato che ne incontrò lo sdegno all'orlo del precipizio, allo estremo degli affanni e delle miserie. Qualche volta non è neppur necessario che un'offesa preceda perchè il loro sdegno si manifesti su qualche essere innocente; non sono esse capricciose? ed il capriccio può essere, ed è difatti, il loro governo.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500