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      I pifferi, i zufoli fatati fan ballare e saltare a più non posso coloro in mezzo a' quali son presi a sonare; i ferraiuoli rendono invisibili chi li indossa; danno oro a manate le borse caccia-danari, vivande squisitissime d'ogni ragione le tovaglie; e legnate e colpi da sfasciare il viso e le membra, canne e bastoni donati per castigo a chi si sia lasciato involare o trarre e corni, e pifferi, e tovaglie, e borse e quanto di buono possano le fate donare o far trovare. Ma i veramente prodigiosi tra gli oggetti fatati sono le verghe e gli anelli. Chi non sa delle verghe fatate dei racconti, le quali hanno la potenza, percosse in terra, di far comparire schiavi ed esseri soprannaturali, pronti a servire? Sono appunto queste verghe di comando che fan sorger e colla rapidità del baleno un palazzo d'oro, un giardino a frutta fuori stagione; e l'uno e l'altro per incanto sparire; son queste verghe che danno e tolgono quel che vuole e comanda chi le tiene. Operatori di prodigi gli anelli, come i mantelli, rendono invisibili chi li porta; la bella giocatrice che si profferisce in isposa a chi saprà vincerla al giuoco delle carte, non vince che per l'anello fatato ch'ella tiene sotto il tavolo da giuoco; con un anello una ragazza riesce a rubare un mago; in anello si trasforma un giovane per andare nel dito della reginella; e per esso e con esso egli, sul campo di battaglia, capo di poderoso esercito, combatte e sbaraglia l'esercito nemico.
      Accanto al bene sta il male: e quasi a contrapposto delle fate si vedono altri personaggi raffazzonati dalla fantasia dei volghi nel medio evo: le mammadraghe, i padridraghi, i maghi, i giganti, i demonii.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500