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      Nè è il solo esempio di questa grossolanità di cervello. Altrove egli potentissimo è vinto da un povero diavolo di giovane, che spaventato di lui, non sapendo fare di meglio si finge più forte; e se il mago impugna un palo, egli si vanta buono a far mulinello con un albero; se il mago usa per l'acqua grandi brocche, egli le vuole gigantesche, e si dice pronto, e per inganno viene alla prova, a mangiare un grande tagliere pieno di pasta quando il mago ne ha mangiato appena metà. (Si ripete, suppergiù, lo stesso fatto dell'asino in faccia al leone, a cui l'asino si dà a credere per un terribile animale col nome pauroso di Brancaleone!) E questo stesso mago, che qui si perde nel drago, come al male più che al bene uso mangia di notte le proprie figliuole persuaso di mangiare alcune ragazze che egli ha ospitate la sera innanzi, e che, prevedendo la minore di esse colla sua prudenza il danno, si erano tramutate di letto e coperte la testa dei berretti delle figlie dell'ospite.
      Il drago a vedere, opera le stesse perfidie colle stesse scioccaggini. Ora col nome di drago, ora con quello di schiavo o di mago, lo si trova nascosto sotto un fungo, una rapa, un ramolaccio aspettando che un qualche favorevole accidente venga a portargli una ragazza. Pari al mago si trasforma in vari animali e diversi come nel coccodrillo, nel serpente a sette teste, ma tra tutti neppur uno buono. Quando però la sua personalità è spiccata, tu lo incontri guardiano siccome nella novella-mito dell'orto incantato e di quanti vi ha palazzi dove non a tutti i mortali è lecito di entrare.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500

   





Brancaleone