Le sue prime notizie rimontano all'anno 1228, in cui un arcivescovo della Grande Armenia, andato in Inghilterra, riferiva ai monaci di S. Albano, che gliene chiesero, di averlo visto e di avergli parlato già tempo. Matteo Paris, che era tra quei monaci e udì il racconto, lo consacrò nella sua Historia major. In quel torno questo Ebreo errante dovea essere molto noto, perchè il vescovo di Tournay, Philippe Mouskes (m. 1282) lo ebbe a dire famoso168. Nel 1542 Paolo d'Eitzen, che fu poi vescovo, stando a udire una predica ad Hambourg, lo vide e raffigurò in chiesa, rimpetto all'oratore. Dopo quel tempo fu incontrato a Madrid, a Vienna, a Strasburgo, a Lubecca, a Lipsia, in Bretagna, in Piccardia, a Bruxelles, in Brabant, nelle Indie Occidentali e perfino in America. Qua si chiama Joseph, là Cartaphilus, altrove Ahasverus, Asmodeo, Boudedeo. Ovunque, egli ha raccontato la trista cagione del suo patire, parlando lo spagnuolo a Madrid, il tedesco a Vienna, l'inglese in America e via discorrendo.
La sua comparsa è stata notata anche in Sicilia, ed una di esse è notissima e popolarissima in Salaparuta, ove l'ultima figlia di un Antonino Cascio, contadino, riferisce lo incontro di Buttadeu169 con suo padre in una contrada fuori il comune. «Era d'inverno, (dice la raccontatrice, che io seguo forse guastando) e mio padre era allo Scalone170, in un magazzino a scaldarsi al fuoco; ed ecco entrare un uomo d'abiti non paesani; i calzoni erano listati in giallo, rosso e nero così come il berretto.
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