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      Ne' parlari volgari di Sicilia (e di altre provincie ancora) si osserva una naturale ripugnanza alle voci accentate, e da qui le frequenti paragogi in ni: purtò[ni], circò[ni], ccà[ni] (qui), si[ni] (si) ecc. La stessa è (est), sia per questo fatto, sia per diretta tradizione latina, suona est ed esti in Alcamo, Trapani, èdi in Acireale, ove si dice pure è, èvi in Novara, eni in moltissimi comuni siciliani278.
      2. Qualche rara volta la e senza accento in posizione passa in u: purtusu (pertusus) e così spurtusari in Polizzi-Generosa; sucutari (sequi), turrinu (da terra) in Noto, ove si dice pure tirrinu; puttrina o putturina (quasi pettorina, da non confondersi con il franc. poitrine) in Resuttano; punzeddu (peniculus), survizzu (servitus o servitium) in Palermo, ove corre anche pinzeddu, sirvizzu; pudunettu (da pedem) in Licata; supurtura (sepultura), purguli in Casteltermini; pruvuli in Palermo, purvuli altrove (pulverem); níguru (niger) in Casteltermini, povuru (pauperem).
      3. E, tanto breve quanto lunga, dinnanzi a consonante si amplifica in ie dittongo: fieli (fel), mietiri (metere), piedi (pedem), mistieri (ministerium), frievi (febrem), spiecchiu (speculum), viegnu (venio) ecc. Quando questa amplificazione non avvenga, la e ha un suono ora breve ora lungo.
      4. La ie riceve l'appoggiatura in e presso molti comuni come in Caltagirone e nel Palermitano: 'nciégnu, fiéli, piéri; e la riceve più o meno forte in í nella parlata di Casteltermini e in qualche altra della provincia di Girgenti: míeli, fíeli, víeni, ncíegnu ecc.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500

   





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