La voce cianciri (plangere) per una rara ma importante eccezione è diffusa anche ne' comuni ove la pl si pronunzia chi: in Vallelunga, S. Caterina, Alimena, Pollina, Gangi, Caltanissetta ecc., ma intanto non si ha ciantu. In Caltagirone si ha cciànciri.
2. Per uno scambio non infrequente tra la b e la p presso i Latini, questa labiale seguita da l nel mezzo delle parole (pl) passa in bl: cumblimientu (complementum), esembiu (exemplum): ciò in Casteltermini.
3. La p preceduta da m passa pure in b: cumbítu per cumpitu (completus), cambari per campari (da campus), 'mbignari per 'mpignari (in-pign[or]are) 'mbarari per 'mparari (imparare), 'mbastari per 'mpastari ecc.
B 1. In molti comuni del Messinese la b si conserva assai spesso inalterata tanto in principio: bucca, basari o baciari (basiare), bara (?????), bastuniari (batuere), bagnu (balneum); quanto, ma meno costantemente, nel mezzo: arburi o arbiru (arborem).
2. La b seguita da l in principio di parola diventa j in jancu (blanch), junnu (blond) in Sciacca; e jancu dicesi in Caltagirone, Ustica, Lipari ecc.
F 1. La f seguita da l (fl) in posizione passa, come è stato avvertito (Vedi a pag. CLXVIII sotto Fl), in ci o sc, che anticamente si scriveva con x. Si noti che per me la sc di Noto, Catania ecc. è la c grassa di cera, cencio, camicia in bocca toscana: onde in qualche codice del Decamerone, del Pecorone ecc. troviamo scritto camiscia, cuscina281. Ora a) in molti comuni della provincia di Girgenti, in qualcuno di quella di Caltanissetta, e per la provincia di Palermo in Vallelunga ecc. questa fl passa in una specie di ? albanese: ?iatu (flatus), ?iumi (flumen), ?iamma (flamma), ?iuri (florem), ?iancu (flancus?
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