3. Si raddoppia (Milazzo) oltre che nelle voci ddottu (doctus), ddoppu (de postea), comuni anche a Palermo e provincia, in ddui (duo), e composti, preceduti da vocale. In Caltagirone non è neppur necessario che la vocale preceda, perchè si ha: ddu' jorna (duo e diurnum), ddittu (dictus).
4. In Bisacquino e in qualche altro comune la d della preposizione ad unita a voci comincianti per v sparisce (vedi a pag. CLX, nota * [vedi nota 210 nell'edizione elettronica Manuzio]): avirseriu (ad-versarius; nel signif. di demonio), avirtenti (ad-vertentem), e avirtenza (ad-vertentia), avucatu (ad-vocatus). Il popolo palermitano pronunzia ora scempia ora doppia la v; in quest'ultimo caso la d si è assimilata alla v seguente.
5. In Novara, in armonia a quella fonica la d sparisce in fine per sincope quando è preceduta da n in penultima sillaba: quanu (quando), uni (unde).
S Non vi hanno osservazioni importanti a fare.
N 1. In Palermo e nel suo territorio il volgo suole talora porre questa consonante innanzi ad altra, per lo più dentale e gutturale: ntròbbitu (turbidus), ngranni (grandis), nfullettu (it. folletto), ncantina (it. cantina), nfuscu (fuscus), nchinu (plenus). E il dialetto comune ha: nzoccu, nguantera, nguanti (Want), nzita (seta), nìcili (exilis) ecc.
2. Raddoppia in vari comuni siciliani la n nelle voci nnomu (nomen), nnumaru (numerus), nnorma (norma), nni (it. ne), nnenti (nihil), nnicchia (it. nicchia).
Queste osservazioni potrebbero accrescersi e raddoppiarsi sol che si volesse tener conto delle singole modificazioni di una voce in una parlata o in un'altra: il che esce fuori de' limiti del presente saggio.
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