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      La fama del fatto volò pel mondo, e giunse fino a Napoli, il cui re avea una figlia così gravemente ammalata da non essere più per lei speranza di salute. Egli chiese ed ottenne per qualche giorno la coraggiosa ragazza. Essa appena giunta volle restar sola coll'ammalata, cui violenti convulsioni faceano dar del capo per le pareti. La sera una folata di vento spense il lume; ella prese un torchio, e andò ad accenderlo in una lontana stanza illuminata. Quivi un mago facea gran fuoco sotto un caldano che gorgogliava; ella s'accostò, e, capita la cosa, riversò d'un colpo il caldano bollente sul fuoco e sul mago: e ucciso questo tornò alla principessa. Ella era già caduta in profondo sonno, cessata la causa misteriosa che la tormentava. La ragazza la svegliò, e, trovatala guarita, la consegnò al padre, il quale con ricchi doni fè restituire a' vecchi la liberatrice.
      Un altro re avea un figlio, anch'esso gravemente ammalato, il quale tirava i giorni in lunghi e penosi sospiri. Saputo della ragazza, mandò a chiederla. La ragazza andò, e subito si fè chiudere nella stanza del malato. Egli le raccontò come fosse andato a caccia, come avesse visto una bellissima ragazza che somigliava tutta a lei, come le avesse coperto il volto con una pezzuola, e come tornato dalla caccia, non l'avesse più trovata; di che una profonda malinconia s'era impossessata di lui e minacciavalo di morte. La ragazza allora mise fuori la pezzuola; il principe la riconobbe, e subito guarì; e prese in moglie la fortunata ragazza.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500

   





Napoli