Galeati, 1873), al n. III leggesi un'altra variante di Palermo intitolata Lu Lamperi d'oru, che differisce poco dalla lezione di Vallelunga.
R. Köhler (Sicil. Märch., vol. II, pag. 237) non offre nessun riscontro a questa novella, tanto diffusa in Sicilia. Nel Cunto de li cunti, Giorn. I, tratt 2. La mortella, una fata per sette notti di seguito, va a giacere, ignota, con un principe, che non può saper mai chi ella sia.
Nell'Ombrion, IV della Novellaja Milanese di V. Imbriani, la ombra va a trovare una ragazza, e a una lampada, lì sullo scalone, dimanda:
— «Lampada d'argento, stoppino d'oro,
La mia signorina riposa ancora?
E la lampada risponde
— «Vanne vanne a buon'ora:
La tua signorina riposa ancora.»
Non diversamente che nell'Ombrion, nel Re Bufon, n. XVIII delle Fiabe popolari veneziane di D. G. Bernoni, un principe entra furtivamente nella stanza d'una ragazza, e giace con lei fino a lasciarla grossa. C'è anche una lampada fatata, cui il principe dimanda:
— «Lampada mia d'argento, stupin d'oro,
Dormela o vègela la mia signora?»
E ne ha la risposta
— «Intrate, intrate, in bona ora,
La è in camera che dorme sola.»
Nel Decamerone del Boccaccio, giorn. IV, nov. 8, Salvestra, già amata da Girolamo, cui essa non amava, va a vedere in chiesa il cadavere di lui esposto per le esequie, «e come ella il viso morto vide, che sotto il mantel chiusa tra donna e donna mettendosi, non ristette prima che al corpo fu pervenuta; e quivi, mandato fuori un altissimo strido, sopra il morto giovane si gettò col suo viso.
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