V, fola IX esce col titolo: I tri Zider); I tre tosânn del Re, XVa della Novellaja milanese dell'Imbriani (versione un po' monca) e meglio I trii Naranz, panzana della stessa raccolta (pag. 39, nota).
Una versione importante può leggersi nell'Analisi riflessiva della Fiaba «L'amore delle tre melarance,» rappresentazione divisa in tre atti di Carlo Gozzi; e un'altra è Der Prinz mit den goldenen Haaren (Il principe dalla coda d'oro), n. 20 delle Märchen und Sagen aus Wälschtirol. Ein Beitrag zur deutschen Sagenkunde gesammelt von Christian Schneller (Innsbruck, Wagner, 1867).
Ecco intanto l'argomento della novella napolitana del Pentamerone, ossia del Cunto de li Cunti: «Cenzullo non vole mogliere, ma tagliatose no dito sopra na recotta, la desidera de petena ianca e rossa, comme a chella che ha fatta de recotta, e sango, e pe chesto cammina pellegrino pe lo munno ed a l'isola de le tre fate have tre cetra, da lo taglio d'una de le quale acquista na bella fata conforme a lo core suio, la quale accisa da na schiava, piglia la negra 'ncagno de la ianca, ma scopierto lo trademiento, la schiava è fatta morire, e la fata tornata viva deventa Regina.»
Nella fiaba analizzata dal conte Gozzi un principe non può ridere; ride per una vecchia che cade col suo utello alla fontana dell'olio. Essa lo impreca che possa innamorarsi delle tre melarance: il principe parte; aiuta un cane, una fornaia, un leone, una casina ecc; e riesce a carpire le tre melarance. Nel ritorno, ha fame: ne apre una e n'esce una Bella, che muore per non aver acqua.
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