7. della Giorn. II dello stesso Cunto de li cunti: La palomma. «No Prencepe pe na iastemma datole da na vecchia corze gran travaglio, lo quale se fece chiù peo pe la mardezzione de n'Orca, a la fine pe 'nustria de la figlia de l'Orca passa tutte li pericole e se accasano 'nsiemme.»
Una versione toscana di Firenze è nella Nov. Fior. dell'Imbriani, XXIX, Le due belle gioie; un'altra di Livorno nelle Italienische Märchen di Knust, n. 2: Die vier Königskinder (I quattro figliolini del Re), ove i doni de' tre cognati sono una noce, un nocciuolo e una mandorla. Molti punti di ravvicinamento ha con La Comprata, IIa delle Novelline del De Gubernatis, specialmente le commissioni impossibili ad eseguire, date dalla vecchia a Marvìzia per coglierle cagione addosso. Per tali commissioni vedi lo stesso De Gubernatis, nn. VI e XXIV, ed Imbriani, n. XII, ove le fate ordinano a Prezzemolina 1° che al loro ritorno faccia trovar loro la carbonaia bianca come il latte, e dipinta con tutti gli uccelli dell'aria; 2° che vada a prender la scatola del Bel-Giullare, altrimenti esse la mangeranno. (Nell'uno e nell'altro servizio Memè, cugino delle fate, l'aiuta). La seconda metà della XIIa delle Fiabe pop. venez. del Bernoni, La Parzemolina, è anch'essa una versione della nostra novella.
Per la fuga vedi i riscontri a Bianca-comu-nivi-russa-comu-focu. Il fatto del lume acceso alle nozze richiama manifestamente all'uso antico di portare le faci alle nozze (lucere facem), secondo apparisce dal verso di M. A. Plauto nella Casina, act.
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