Nel Malu Cani un mago prende una alla volta tre figlie d'un pover uomo, ordinando loro di vegliare dietro la porta d'un suo magazzino. Due di esse converte in statua perchè si addormentarono: la terza, più scaltra di loro, veglia, e poi lasciata viva e padrona di tutto il tesoro, mentre il malo cane dorme, fa rivivere le sorelle e gli altri principi, e fuggendo seco loro, sposa un figlio di re.
Nella Manu pagana di Polizzi, n. IV del Nuovo saggio di Fiabe ecc. di Pitrè, le ragazze son sette e l'ultima mangia in pillole la mano pesta; manca la punizione del mago. Un perfetto riscontro è nelle Sicil. Märchen della Gonzenbach, n. 23, Die Geschichte von Ohimè (La novella di Ohimè), ove le stesse tre ragazze sono nipoti non figlie d'un taglialegna; un mago esce dicendo ohimè, e poi dà, invece d'una mano, una gamba, coll'ingiunzione che venga mangiata. Volendosi vendicare, si nasconde entro una statua di S. Nicolò, donde nell'uscire per calare in una caldaja d'olio bollente la povera Maruzza (ultima delle ragazze ingannate), incontra la sorte che a questa apparecchiava. — Altri riscontri si hanno nelle stesse Sicil. Märchen, n. 22: Vom Räuber, der einen Herenkopf hatte (Un ladro che avea la testa di magàra); nella Novellaja fiorentina dell'Imbriani, n. XXVII, Il contadino che aveva tre figliuoli (ove Luigi e Franceschino sono uccisi per non aver voluto mangiare un pezzo di carne cruda); n. I, L'Orco (invece della mano c'è delle palle, che l'Orco vuol conservate); n. XVIII, gli Assassini; negli Scritti letterari per la Gioventú di T. Gradi: Tèa Tècla, e Teopista, la novella di pag.
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