Giunto in Corte, il Re starnutisce fino a far ridere tutti i cortigiani; e il pecoraio è mandato in carcere, ove gli accadono le medesime avventure che al nostro Pietro. Fugge di carcere; in campagna raccoglie certi fichi che fanno crescer le corna a chi ne mangia; li regala al Re che divenuto orribilmente cornuto è poi liberato dallo stesso pecoraio con altri fichi bianchi, dopo d'avergli restituito gli oggetti fatati, e data in isposa la figlia.
Tra' vari riscontri italiani con questa fiaba citiamo: Il figlio del pecoraio, e una buona parte del Leombruno, n. XXVI e XXX della Novellaja fiorentina dell'Imbriani; Das Pfeipfchen (Il fischietto), n. 16 delle Märchen und sagen aus Wälschtirol dello Schneller (v'è un zufolo e un arme fatata per far ballar chicchessia e prendere uccelli senza polvere e palle) ecc. Un violino che fa ballare, uno schioppo che non fallisce, e un sacco che chiude quel che si vuole è nell'Höllenpförtner (Il portinaio dell'inferno), n. 14 delle Volksmärchen aus Venetien di Widter e Wolf. Un piffero, una tovaglia e un bastone fatato formano la base del Bauersohn, n. V. delle Italienische Märchen dello Knust. Un violino che fa ballare è nella Storia di Toni delle Novelle pop. piemontesi dell'Arietti. Nel S. Micheli Arcancilu e un sò divotu di questa raccolta una regina vince per inganno quanti vogliono giocare a carte con lei, e poi li fa buttare in un sotterraneo come animali in pastura. La conversazione notturna delle fate è nelle Palli magichi. ecc. Per tutt'altro vedi le note del Köhler alla 31. delle Sic.
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