Una bella Fata, sotto la figura di un'aquila, lo trasporta nel suo castello, lo educa e lo sposa; divenuto un famoso e rinomato guerriero, va ad un gran torneo, dato dal re di Granata, la cui figlia dev'essere il premio del valore, e vince tutti i suoi avversarj. Liombruno si vanta di possedere la pių bella moglie del mondo, e promette al re di fargliela vedere. La Fata arriva e si svela, ma per punire l'indiscrezione di suo marito la spoglia di ogni cosa e l'abbandona. Liombruno disperato vaga per il mondo in cerca di sua moglie, ed essendosi, con uno stratagemma, impadronito di un mantello, che rendeva invisibile chi lo indossava, e di un paio di stivali, che facevano correre come il vento, č tanto fortunato, che trova moglie ed ottiene il suo perdono.
Salvo poche circostanze insignificanti, questa fiaba č tal quale nella Novellaia fiorentina dell'Imbriani, n. XXXIII: La novella di Leombruno.
Il principio č simile alla nostra XIX Lu scavu ecc.
La giostra č nelle Novelline di S. Stefano del De Gubernatis, n. XXIII, e nelle Notti dello Straparola, III, 4.
Il vanto di Beppe in faccia al re riscontrasi nel Cani 'nfatatu di questa raccolta.
La sparizione della Imperatrice Trebisonda come punizione a Beppe č nel Surciteddu cu la cuda fitusa, e nel Re d'Amuri, nov. XXVIII di questa stessa raccolta.
Il mantello, la borsa e gli stivali ec. fatati sono nelle novelle XXVI, XXVII, XXVIII come parimenti nella 10. delle Venetianische Volksmärchen di Widter e Wolf, ove Almerico prende e finge provarsi un ferraiuolo, una borsa e un paio di scarpe, e nella Historia di tre giovani disperati e di tre fate, novella in Poetica pubblicata verso il 1530, del quale vedi Catal. di G. Libri del 1847, n. 1428.
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