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      (Montevago)
     
      Un giovane principe sposò contro la volontà della regina sua madre la figlia di una povera contadina. Gli sopravvenne la guerra; e dovette partire lasciandola gravida. Partorita, diede alla luce tredici figli, dodici maschi e una femmina straordinariamente bella: e tutti fè buttare in un giardino, avendo scritto al figliuolo esser nati non bambini ma cagnolini. La madre fu messa a girar la ruota d'un mulino di sale. Nel giardino nacquero dodici aranci e un albero di lumia; passovvi un capraio, ed una capra li mangiò. Indi a non poco figliò e diede gli stessi tredici bambini maschi e femmina. Cresciuti, vennero a frequenti risse co' figli del capraio, onde preferirono di partire alla ventura. Un vecchietto che gl'incontrò per via diè loro una bacchetta di comando, ed essi battendola vollero subito fabbricarsi, ignari di loro nascita, un bellissimo palazzo davanti il palazzo del re, che era loro padre. La vecchia regina capì dover esser costoro i nepoti, e perchè il figlio cominciò ad essere irresistibilmente attratto ad essi, e perchè avea invidia del loro bene, mandò una brutta vecchia ch'ella tenea in palazzo, a cercare di nuocere agli innocenti nipoti. Essa disse che in mezzo a tante rarità ne mancava una, la «camicia del gran giocatore». Subitamente partì il minore dei fratelli, e sebbene con grave pericolo di vita, riuscì a prenderla. Appresso la vecchia notò la mancanza «dell'acqua ballerina,» e, trovata e portata dal penultimo de' fratelli questa, «dell'uccello parlante.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500

   





Montevago