Lu palazzu si truvò tuttu alluminatu, ca era lu palazzu di lu 'Mperaturi, e lu mostru era lu 'Mperaturi 'n pirsuna. Si grapíu cappella riali e si maritaru.
Iddu accuminzò a rignari di 'Mperaturi, e idda di 'Mperatrici: e accussì
Arristaru filici e cuntentiE nui ccà nni stricamu li denti.
Palermo1312.
VARIANTI E RISCONTRI.
Ecco le differenze offerte da tre altre versioni siciliane:
Lu Re Partugallu (Noto)
Un mercante, padre di tre figliuole, parte per suoi affari. Avendo dimenticato di comperare una rosa per Elisabetta, terza dalle figlie, tornò nella città ove aveva negoziato; capitato a un palazzo, vi trovò una mensa imbandita. Uno schiavo fu pronto a servirlo, ma il mercante volle fare da sè, e per acqua scese con una scala di seta in un pozzo, ove trovò un vaso di rose, dal quale ne colse due per la Elisabetta, colla promessa, a uno che gli parlava non visto, di condurgli tosto la stessa Elisabetta. Nel piano superiore, il mercante trovò oro quanto ne volle. Giunta Elisabetta colà, le apparve un animale, che pregolla di amore; ella ricusò. In capo e qualche mese ella andò, per consiglio e permesso dell'animale, ad assistere alle nozze della sorella; a patto di tornare, come di fatti tornò, fra quattro giorni. Dopo qualche mese partì per abbracciare il padre moribondo: e l'animale si fece promettere di non strapparsi i capelli. La Elisabetta andò, ma dal gran dolore per la morte del padre si strappò i capelli; e tornata al palazzo non trovò più l'animale, onde si diè a cercarlo gridando:
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Mperaturi Mperaturi Mperaturi Mperatrici Re Partugallu Noto Elisabetta Elisabetta Elisabetta Elisabetta Elisabetta
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